«I soldi non possono comprare la vita». Furono queste le ultime parole che Bob Marley disse a suo figlio Ziggy poco prima di morire. Parole che rappresentano il manifesto di una vita vissuta all’insegna della miseria più nera, prima di trasformarsi in leggenda sulla vetta dell’Olimpo della musica mondiale. Parole che dovrebbero diventare la colonna portante dell’esistenza di ognuno di noi. Perché non è vero che tutto ha un prezzo.
Ci sono cose che il denaro non può e non potrà mai comprare: la cultura, la conoscenza, il gusto del bello, la sensibilità. E poi quegli attimi che ci fanno battere forte il cuore, che quando arrivano ci riconciliano con noi stessi e col mondo intero. Il dolce sfarfallio nello stomaco del primo bacio, la fragorosa risata di un bambino, il melanconico suono della pioggia, lo spettacolo delle onde nel mare, l’abbraccio di una madre, la poesia di un tramonto, l’amicizia vera… Tu chiamale, se vuoi, emozioni. E le emozioni non sono in vendita, non hanno prezzo e non esiste cifra al mondo che le possa comprare. Le emozioni si possono solo cogliere, respirare, vivere fino in fondo. Tutto quello che possiamo fare, è abbandonarci ad esse nel qui e ora.
Pensiamo alla musica. Di tutte le arti, è quella che evoca le emozioni più intense e disparate: dalla gioia alla commozione, dall’inquietudine alla serenità. Perché la musica è essa stessa emozione. E’ la stenografia dell’emozione, come ebbe a dire Tolstoj. Per chi la ascolta, certo. Ma ancor di più per chi sa trasformare quei minuscoli riccioli neri incisi sullo spartito in rondini d’argento, che con dolcezza si dondolano sulle nuvole del cielo puntando dritto al sole. E’ inimmaginabile ciò che si prova quando le dita pigiano tasti e corde per dare vita alla musica. Improvvisamente ci si ritrova catapultati in un mondo altro e alto, fatto solo d’armonia, bellezza, vibrazioni e libertà. Tra musicista e strumento esiste un rapporto difficilmente comprensibile ai non addetti ai lavori.
Quando si affidano ad un violino, ad un pianoforte o ad un qualsiasi altro strumento tutte le proprie emozioni, le sofferenze, le aspirazioni, il rapporto con esso assume una valenza così profonda e straordinaria da includere persino l’affettività. Diventa un vero e proprio rapporto d’amore. Avete mai osservato un violinista suonare? Appoggia la guancia a quella sagoma di legno, come quando languidamente cerchiamo la carezza della persona amata. Poi c’è l’abbraccio dell’archetto, che fa sospirare le corde e sussultare l’anima. La musica di un violino comincia così: da una carezza e da un abbraccio, per poi spiccare il volo verso infinite e ineffabili melodie. Quello tra musicisti e strumenti è un legame fortissimo, paragonabile all’amore tra due amanti. Una risonanza che anticipa addirittura il gesto stesso che mette in moto il suono.
E’ un legame intimo, indissolubile e totale, che coinvolge il corpo, la mente e ogni palpito del cuore. E che diventa ancora più straordinario, unico e viscerale quando quello strumento ha una personalità ben definita ma indefinibile, un’anima vera e propria: quella degli artisti immortali che lo hanno sfiorato, vissuto, suonato. In questi casi quello strumento diventa la porta d’accesso per un mondo sovrumano e sublime, fatto di suggestioni, memoria e creatività allo stato puro. Un mondo che non ha prezzo. Basti pensare al pianista Michele Campanella, che incanta il pubblico col suo Bechstein appartenuto a Franz Liszt. Oppure a Josè Scanu, che si esibisce nei teatri di tutto il mondo facendo vibrare le corde di una chitarra che fu di Segovia. O ad Anne- Sophie Mutter, la celebre violinista tedesca che dall’età di 16 anni non si separa mai dal suo Stradivari.
Fino ad arrivare alla leggendaria Lucille, una chitarra Gibson ES 335 che è stata indivisibile compagna di vita di B.B. King, tanto che il grande bluesman le dedicò una canzone e si gettò letteralmente tra le fiamme pur di salvarla da un incendio. Sono legami che difficilmente si possono spiegare, e che probabilmente sono anche difficilmente comprensibili. Soprattutto per chi segue i precetti della tasca e non del cuore, e che sicuramente guarderebbe a questi strumenti per quello che sono: strumenti, sì. Ma di capitalizzazione. Mentre invece questi musicisti, come tanti altri, non si separerebbero mai dal loro strumento nemmeno sotto tortura, figuriamoci per ricavarne un guadagno! Perché ci sono cose che non hanno prezzo. Ma solo valore. Il valore della bellezza, dell’arte, delle emozioni e del trascendente. E mi auguro che anche tu, che sei arrivato fin qui, possa arricchire la tua vita di quella meravigliosa sfera di emozioni, momenti, ideali e sensazioni che nessuna moneta potrà mai acquistare.
Magari il sorriso di un bambino, l’incanto di un amore, il caldo conforto dell’atmosfera di casa o uno squarcio d’infinito sulle note di Bach… Perché soltanto possedendo ciò che non possiamo comprare con il denaro, potremo davvero essere ricchi e felici.