Tutti sanno che Mozart è stato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. Quasi nessuno sa, però, che dietro alla figura di Mozart potrebbe celarsi, in realtà, una donna, “la più grande musicista di tutti i tempi”.
Questo mistero prende forma nel periodo in cui la Marchesa di Merteuil, protagonista indimenticabile del romanzo epistolare Le Relazioni Pericolose, affermava: «Se voglio un uomo, è già mio. Se vuole sottrarsi, si accorge che non può».

«Se voglio un uomo, è già mio. Se vuole sottrarsi, si accorge che non può.»
La sua seducente sfrontatezza, tuttavia, potrebbe essere fuorviante nel descrivere la condizione della donna nel Settecento, lasciandoci immaginare il secolo dei Lumi come un periodo di femminismo ante litteram in cui alle donne fosse permesso tutto, o quasi, all’insegna del libertinaggio più sfrenato e di quella ricerca della seduzione tanto caratteristica dell’epoca. In un certo senso era proprio così, ma solo dietro alla fitta cortina del boudoir. Nonostante le aristocratiche e le borghesi avessero aperto i loro salotti alle conversazioni dotte con letterati e intellettuali, la loro cultura non doveva essere approfondita come quella a cui avevano accesso gli uomini.
L’Accademia dei Ricovrati di Padova affermava, nel 1723, che nessun marito doveva trovarsi accanto, al posto di una schiava muta e adorante, «una moglie curiosa che lo interroga sulle faccende civili, come se fossero adeguate alla sua capacità di comprendere». All’epoca alle donne era richiesto decoro, pudore e di rimanere nell’ombra circoscritta dalla figura paterna o coniugale.
Questo è esattamente ciò che accadde a Maria Anna Mozart, sorella maggiore del più noto Wolfgang Amadeus. Nannerl, come era soprannominata in casa, fu una bambina di straordinario talento: suo padre Leopold si accorse immediatamente di questo suo dono, tanto da fargli affermare «la mia piccola ragazza a 12 anni è la pianista migliore d’Europa!». Quella “piccola ragazza” e suo fratello minore, entrambi bambini prodigio, furono portati dal padre in tournée attraverso le corti d’Europa perché facessero sfoggio delle proprie, straordinarie, doti di piccoli musicisti. Nannerl era particolarmente predisposta a suonare il clavicembalo e, grazie al suo talento, poté riprodurre le sinfonie che Mozart non era ancora in grado di scrivere. Lei stessa componeva musica, tanto che Wolfgang in una lettera le scrisse: «Dovresti comporre più spesso, il tuo Lied era così bello!».
«Dovresti comporre più spesso, il tuo Lied era così bello!» – W.A.Mozart
A causa della precarietà economica della famiglia, però, il padre dovette scegliere quale dei due figli privilegiare per continuare una carriera nell’ambito della musica. La scelta ricadde su Wolfgang, perché riteneva che favorire il talento di una donna non fosse importante per lei quanto sposarsi, avere figli, essere una buona moglie e una brava madre. La brillante musicista sposò dunque un ricco barone, vedovo e molto anziano, già padre di cinque figli. Reclusa nella casa coniugale, costretta a piegare il suo scintillante talento alla volontà paterna, Nannerl divenne ciò che ci si aspettava da lei: una moglie e una madre devota.

La sua figura è stata recentemente rivalutata in un’opera teatrale, “The Other Mozart”, che ha ricostruito le testimonianze del suo estro prendendo spunto da lettere e documenti, tanto da ipotizzare che alcune delle sinfonie attribuite a Mozart siano in realtà sue. Purtroppo del suo talento non resta nulla se non il ricordo, e il Lied per cui il fratello si complimenta con lei è del tutto ignoto.

La sua grandezza resta limitata al dorato periodo dell’infanzia, quando visse la vita che avrebbe voluto, suonando nelle corti d’Europa, prima di essere richiamata ai suoi doveri di donna del XVIII secolo.