Malaga, anno 1881. Il piccolo Pablo, appena nato, non dava alcun segno di vita. Il medico che aveva assistito al parto, però, senza perdere la calma inspirò una profonda boccata del sigaro che stava fumando e gli soffiò il fumo sul faccino. Subito il nascituro prese a strillare e i suoi vagiti riempirono la stanza, con gioia e sorpresa del padre e della madre. Oltre ad avere salvato una vita, quel medico aveva permesso all’arte contemporanea di non perdere uno dei suoi rappresentanti più famosi e geniali. Sì, perché quel neonato si chiamava Pablo Picasso.
L’aneddoto in questione non vuole ovviamente dimostrare che il fumo faccia bene, sebbene in quel caso avesse evitato la morte sicura del piccolo Pablo, ma sicuramente può simboleggiare uno stile di vita e un piacere sopraffino, il quale, talvolta, può compiere addirittura un piccolo miracolo. Chi non ha mai assaporato l’aroma di un sigaro non può capire la filosofia che si cela dietro questo rotolo di foglie essiccate e chi non ha mai gustato un sigaro cubano non può immaginare cosa rappresenti questo modo impareggiabile di fumare.
Coloro che sono seguaci dei puros, così vengono chiamati i sigari dell’isola caraibica, storcono il naso quando i loro prediletti oggetti del desiderio vengono equiparati a un vizio. E hanno ragione. «Fumare un puro, infatti», sostiene Antonio Senucci, uno dei maggiori specialisti italiani di sigari cubani, «è un’arte raffinatissima, ultimo anello di una catena che inizia con la scelta del sigaro, con la perfetta conservazione e umidificazione, per passare al rito del taglio e all’accostamento con un ottimo liquore».
Al di là del gusto, tanta sacralità ha addirittura origini storiche e religiose. Già, perché quando Cristoforo Colombo nel 1492 arrivò a Cuba, entrò in contatto con gli indigeni del luogo che erano soliti arrotolare cilindri di foglie secche che accendevano da una parte e ne aspiravano il fumo dall’altra. Venendo ai giorni nostri, Fidel Castro fu protagonista della nascita di quello che viene definito il miglior sigaro del mondo, il cohiba. All’inizio degli anni 60, Castro s’incontrò una mattina con i suoi collaboratori più stretti. Tutti si accesero il loro sigaro e il lider maximo restò colpito dal profondo aroma di un puro fumato da un suo vicino. Subito volle sapere chi fosse il campesino capace di creare un sigaro artigianale così buono. Quel contadino, destinato a diventare uno degli uomini-simbolo di tutta la storia dei sigari, era Eduardo Ribera che aveva individuato nel cuore della regione Vuelta Abajo, la migliore di tutta Cuba per la pianta del tabacco, un appezzamento favoloso, capace di trasmettere alle foglie un sapore unico, incredibile. Il lider maximo nominò Ribera responsabile di una nuova manifattura, chiamata appunto cohiba. Da quel momento, i seguaci dei sigari cubani hanno un preciso punto di riferimento, quando vogliono fumare qualcosa di straordinario. Ma in Italia esiste una cultura del sigaro cubano?
«Il fatto è che nel nostro Paese si è sempre preferito puntare su un prodotto locale: il sigaro toscano», risponde Valerio Cornale, nominato nel 2016 Hombre Habanos e considerato uno dei maggiori collezionisti di sigari cubani al mondo. Consulente d’eccezione della casa d’aste Christie’s di Londra, Cornale seleziona i sigari più pregiati, che vengono battuti all’asta per cifre da capogiro. In bacheca, ha anche un paio di sigari fumati da Churchill e un humidor appartenuto a Hemingway. «Chi decide di passare a questo tipo di sigari, deve capire che la filosofia che c’è alle spalle è diversa rispetto agli altri modi di fumare. Chi accetta questa differenza, entra in un mondo meraviglioso».
Già, perché consacrarsi ai puros, cambia il rapporto con il fumo. I sigari caraibici sono delicati e per fumarli al meglio bisogna custodirli in particolari scatole di legno chiamate humidors, al cui interno l’umidità si mantiene tra il 70% e il 75 %. «Il rito del fumatore di sigaro è alquanto variegato», conferma Alberto Lupetti, un altro collezionista doc. «I sigari cubani sono quasi magici. Hanno il potere di mettere tutti sullo stesso piano, di creare un clima conviviale, rallentare il tempo e abbattere i confini culturali e sociali».
«I sigari cubani sono quasi magici. Hanno il potere di mettere tutti sullo stesso piano, rallentare il tempo e abbattere i confini culturali e sociali.»
Un potere che, soprattutto nella società frenetica in cui viviamo, sarebbe comodo avere sempre a portata di mano anche senza dover accendere un cohiba.