E’ il trono mobile della Regina Elisabetta sin dall’alba del suo regno. Indistruttibile, elegante e caratterizzato dall’inconfondibile stile british targato Land Rover.
Un amore, quello tra Sua Maestà e la casa madre della mitica 4×4, sbocciato ancor prima che venisse alla luce il primo modello, la leggendaria Serie I.
E più precisamente nel 1945, allorquando la giovane Principessa di York si unì all’Auxiliary Territorial Service, il ramo femminile dell’esercito britannico, per contribuire in prima persona alla causa bellica e contrastare l’avanzata nazista.
Era chiaro già da allora che la futura Regina d’Inghilterra avesse una marcia in più, nel vero senso della parola. Avrebbe infatti potuto scegliere di fare l’infermiera, la cuoca o semplicemente l’addetta allo smistamento della posta. E invece no. Scelse il grado di secondo subalterno, il più basso tra gli ufficiali, e si mise a fare… il meccanico.
Proprio così: il meccanico! Venne arruolata con il numero identificativo 230873, cui corrispondeva il nome di Elisabeth Alexandra Mary Windsor, indossò l’uniforme color cachi, gli scarponi d’ordinanza e cominciò a riparar motori.
Tra un cambio di candele e una frizione bruciata s’imbatté in un viavai di jeep americane, che all’epoca venivano usate come mezzi militari da strada e per le operazioni di ricognizione. Elisabeth rimase talmente affascinata da quel veicolo così massiccio, resistente e nerboruto che ci montò su, si mise al volante e iniziò a guidarlo con disinvoltura e ad utilizzarlo per le esercitazioni che le fecero ottenere, dopo quella di meccanico, anche l’abilitazione come autista di camion. Peccato che la jeep avesse un piccolo grande difetto: non era inglese.
Ecco perché quando di lì a poco l’ingegnere Maurice Wilks, capo design della Rover, realizzò la Serie I che si ispirava proprio alle jeep made in Usa Elisabetta ebbe un sussulto di felicità. Perché quella creata da Land Rover era sì un’auto robusta, solida e inarrestabile come le cugine americane. Ma era anche elegante, squisitamente british, pronta ad accogliere sia il contadino col suo carico di legna che il sir con la sua lady munita di guanti di seta e cappellino frou frou.
Era una macchina che poteva andare dappertutto, in ogni senso: da un punto di vista fisico, ma anche sociale, perché grazie alla sua versatilità era adatta veramente a tutti. A cominciare da Re Giorgio VI, padre di Elisabetta, cui venne donato nel 1948 il centesimo esemplare prodotto della Series I. Una geniale trovata di marketing, che da una parte diede alla casa automobilistica britannica una straordinaria visibilità e dall’altra giocò a favore dei Windsor avvicinandoli al popolo.
Il 16 maggio 1951 l’allora principessa Elisabetta venne fotografata in piedi su di una Land Rover in occasione della presentazione dei Colori del Re alla Royal Air Force, a Hyde Park. Solo un anno dopo, quando alla morte del padre salì al trono, ricevette in regalo la sua prima Land Rover. E da allora è rimasta fedelissima al marchio utilizzandole in ogni occasione, soprattutto per i suoi momenti di evasione dalla reale routine.
Come a Balmoral, il castello scozzese dove la Regina trascorre buona parte delle vacanze estive. Qui, ove la vita è molto più spartana rispetto a Buckingham Palace, Elisabetta ritrova quello spirito di libertà che l’ingombrante corona le impedisce di avere: fa lunghe escursioni a cavallo, passeggia nella nebbia lungo il fiume Dee accompagnata dai suoi amati corgi, organizza barbecue e guida la sua Land Rover, fedele compagna a quattro ruote di una vita intera.
Land Rover per la Regina Elisabetta è da sempre garanzia d’eleganza, di affidabilità, di resistenza. Ma è anche un rifugio, dove dimenticare i ceppi del cerimoniale guidando in mezzo ai prati scozzesi madidi di colori e rugiada. E non solo. E’ anche un trono in movimento, a bordo del quale la Regina intesse rapporti diplomatici e all’occorrenza tira stoccate in punta di fioretto.
Come accadde col futuro re d’Arabia Saudita, Abdullah bin Abdulaziz. Proprio a bordo della sua Land Rover, la Regina pose la prima pietra di una piccola grande rivoluzione saudita, quella che qualche tempo dopo avrebbe permesso anche alle donne di guidare. Nel 1998, infatti, Sua Maestà aveva invitato il futuro re arabo (di fatto già regnante perché Re Fahd era stato colpito da infarto) a una gita per la tenuta di Balmoral. Abdullah era uscito dal castello prendendo posto sul fuoristrada dal lato passeggero, mentre un assistente del suo seguito si accomodava dietro. Solo a quel punto, spiazzando gli ospiti, Elisabetta entrò in macchina sedendosi al volante sotto lo stupore di tutti i presenti. Non contenta, pigiò per chilometri sull’acceleratore con tale sicurezza e maestria che Abdullah le chiese addirittura di rallentare. Il messaggio a favore delle donne era arrivato forte e chiaro.
Land Rover, dunque, per la Regina Elisabetta non è solo un’automobile. E’ il ricalco di quei camion guidati in giovinezza durante la guerra. E’ l’ebbrezza di libertà. E’ un luogo sicuro e discreto ove discutere di politica o affari famigliari. E’ il mezzo attraverso cui ella si sente vicina al suo popolo. E’ il passato che si perpetua. E chissà, molto altro di più.
Ma quelli sono segreti reali…