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L’auto del futuro per un mondo plastic free

  • 28 Ottobre 2019
  • 4 minute read
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E’ ovunque. Tra le onde degli oceani, sotto i ghiacci delle montagne, sul fondo degli abissi marini, sulle coste di isole sperdute e persino nel nostro corpo. Per non parlare di tutti i beni d’uso quotidiano: dagli elettrodomestici ai vestiti, dai giocattoli alle automobili. E ancora stoviglie, saponi, dentifrici, cosmetici… neanche il cibo si salva!

Plastica e microplastica hanno ormai invaso il nostro pianeta. Viviamo ormai in un “mondo di plastica”. 

A parlare, impietosi e scioccanti, sono i numeri: 5 miliardi di buste ogni anno, un milione di bottiglie ogni giorno, 25 milioni di tonnellate di rifiuti ogni mese e più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani.

Ogni minuto solo nel Mediterraneo finiscono circa 570.000 tonnellate di plastica: l’equivalente di 33.800 bottigliette d’acqua.

La produzione mondiale di plastica è passata dai 15 milioni di tonnellate del 1964 agli oltre 310 milioni di tonnellate attuali. Di cui oltre la metà è stata progettata per essere usata una sola volta, e poi gettata via.

Ed è proprio questo il punto di non ritorno. Perché la plastica è eterna, non si degrada mai completamente. E a livello globale, solo il 15 per cento viene riciclato. Il resto va a formare le gigantesche e raccapriccianti isole di rifiuti che galleggiano al largo di Atlantico, Pacifico, Oceano Indiano, Artico.

Oppure va a inquinare le spiagge, le campagne e le montagne. Mentre i frammenti intasano lo stomaco di uccelli, roditori e altri animali, mescolandosi con le particelle di terra nel suolo.

Il risultato finale di questa mostruosa catena di plastica è destinato a sfociare, prima o poi, nella catastrofe planetaria.

Stando alle stime più recenti, entro il 2050 i rifiuti in plastica supereranno 12 milioni di tonnellate. In pratica si avranno più oggetti di plastica che pesci!

Quella della plastica è, insomma, una vera e propria emergenza. Una sfida a livello mondiale che non può e non deve lasciare nessuno indifferente.

Una sfida che è stata ampiamente accolta da un colosso del mercato automobilistico come Jaguar Land Rover, che dell’ecosostenibilità e dell’impegno a favore del nostro pianeta ha fatto la sua bandiera.

Per favorire la riduzione delle materie plastiche, infatti, il gruppo Jaguar Land Rover sta sperimentando un innovativo procedimento di riciclo che converte la plastica di scarto in un nuovo materiale pregiato, da impiegare sui futuri veicoli. Un progetto pilota denominato “ChemCycling” in collaborazione con BASF, una delle più grandi compagnie chimiche del mondo, che prevede la conversione dei rifiuti in plastica, altrimenti destinati a finire negli inceneritori o nelle discariche.

Il concetto di base è quello dell’upcycling, un processo di conversione creativo e migliorativo di materie prime di scarto e prodotti dismessi in oggetti inediti, che acquistano così nuovo valore.

Nel dettaglio, i rifiuti domestici in plastica vengono trasformati, grazie ad un procedimento termochimico, in olio di pirolisi, un materiale crudo secondario: quest’olio poi viene immesso nella catena di produzione BASF come sostituto delle risorse fossili. Il risultato finale è un materiale di alta qualità che replica le prestazioni e la qualità della plastica “vergine”.

L’aspetto più importante e innovativo è che questo materiale, esattamente come la plastica tradizionale, può essere temprato e colorato, diventando perciò una soluzione ideale e sostenibile nella produzione delle plance e delle superfici esterne dei veicoli Jaguar e Land Rover di prossima generazione. Tanto che la storica Casa inglese e la BASF stanno già sperimentando il materiale della fase pilota in un sovrastampaggio del supporto frontale di un prototipo I-PACE per verificare che ottemperi ai severi standard di sicurezza del componente originale.

Nell’attesa dei risultati dei test, e considerando il progresso necessario per portare il riciclo chimico ad essere pronto per il mercato, l’adozione del nuovo materiale pregiato significherebbe la possibilità per Jaguar Land Rover di usare plastiche riciclate su tutti i suoi modelli senza comprometterne la qualità o la sicurezza.

«Le plastiche – spiega Chris Brown, Senior Sustainability Manager di Jaguar Land Rover – sono vitali nella produzione automobilistica e presentano comprovati vantaggi nella fase di utilizzo, ma i rifiuti in plastica restano una grande sfida mondiale. La soluzione di questo problema richiede innovazione e un pensiero coordinato fra chi stabilisce le regole, il costruttore ed i fornitori. Incrementiamo progressivamente l’impiego dei contenuti riciclati nei nostri veicoli, eliminiamo le plastiche monouso da tutte le nostre attività e riduciamo gli sprechi in tutto il ciclo di vita dei prodotti. La collaborazione con la BASF – prosegue Chris Brown –  è solo uno dei modi coi quali portiamo avanti il nostro impegno di operare in un’economia circolare».

Va sottolineato che Jaguar Land Rover non è nuova nell’affrontare la sfida dei rifiuti in plastica. L’Azienda, infatti, ha già collaborato con la Kvadrat per offrire rivestimenti opzionali dei sedili lussuosi e sostenibili. E anche in questo caso il materiale di elevata qualità ottenuto, inizialmente disponibile su Range Rover Velar e Range Rover Evoque, abbina un misto lana con un tessuto tecnico scamosciato, frutto di 53 bottiglie di plastica riciclate per veicolo.

Jaguar Land Rover ha già rimosso 1,3 milioni di metri quadrati (pari a 187 campi da calcio) di plastica dalle proprie linee di produzione e sostituito 14 milioni di oggetti di plastica monouso dai processi operativi

Tutti questi sforzi tendono alla vision Destination Zero di Jaguar Land Rover, che ha l’ammirevole ed ambizioso obiettivo di rendere la società più sicura e sana, e l’ambiente più pulito. Per un futuro a zero emissioni, zero incidenti e zero ingorghi.

Jaguar Land Rover Italia S.p.a.
Via Alessandro Marchetti, 105 Roma
www.jaguar.it
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